Ma una volta tracciato l’ideale
percorso di un viaggio sul mappamondo della fantasia, bisogna
trovare il modo di tradurlo nella concretezza delle cose possibili,
in breve bisogna dare un ordine al caos.
La ricerca di tutto ciò che è necessario per far
sì che il grumo di un’idea si trasformi in un pensiero
adulto e percorribile mi fa vivere in uno stato di gioiosa esaltazione.
Non ho una precisa strategia: raccolgo tutto, affastello ogni
cosa trascinandola al sicuro nella mia tana (il mio studio), per
poi sistemarla in un luogo ben preciso il più possibile
vicino alla scrivania, primo per non disturbare i libri gelosi
dei loro spazi, secondo per avere quanto mi occorre a portata
di mano.
La seconda fase è internet: levo le ancore quasi sempre
la sera e la navigazione, anche con i venti contrari della mia
ignoranza multimediale, prosegue sino a tarda notte quando rinchiudo
tutto ciò che trovo nel forziere del file che andrò
a riaprire il pomeriggio successivo per stabilire l’utile,
il probabilmente utile e il decisamente superfluo.
Di conseguenza, l’itinerario iniziale subisce settimanali
trasformazioni e solo dopo mesi di attento lavoro so che tipo
di viaggio farò. Come ho già detto però solo
al ritorno potrò dire quale sarà stato l’esatto
percorso.
Ma la preparazione di un viaggio non è solo un itinerario.
La preparazione è anche decidere in quali città
– e perché quelle e non altre – ci si fermerà
e per quanto; quale sarà il mezzo di trasporto che si vorrà
usare, gli alberghi, il clima di quell’aerea, le possibili
variabili e tanti altri piccoli dettagli apparentemente insignificanti.
La mia “caccia” non è mai una semplice battuta
dall’alba al tramonto, bensì un inseguimento continuo
di qualcosa che sarà definitivo solo alla “chiusura
della stagione venatoria”.
|