Probabilmente Leif Eriksson prese con sé solo qualche
bisaccia di monete d’oro, in quanto pensava che gli abitanti
delle terre verso cui navigava sarebbero stati più interessati
a barattare le loro pelli con quei tessuti di colore rosso che
i suoi vichinghi avevano immagazzinato nelle “lunghe
navi”.
Marco Polo narra che il padre e lo zio ricevettero per il viaggio
di ritorno a Venezia dal “Grande Cane… una tavola
d’oro, ove si contenea che gli messagi, in tutte parti ove
andassero li fosse fatto ciò che bisognasse”:
una specie di carta di credito dal fido illimitato, valida però
solo nel territorio del regno del Gran Kan. Altrove perle e monete
cucite nelle cinture e tra gli abiti permisero al giovane Marco,
a “messer Matteo e a messer Nicolao” di commerciare
e di provvedere alle loro necessità.
Nessuno sa dire quanto oro o argento portasse con sé Vitus
Bering, ma come ogni spedizione dell’epoca, sicuramente
un buon quantitativo caricato sui cavalli e sorvegliato giorno
e notte.
Lewis e Clark riempirono alcune casse con un discreto numero di
cianfrusaglie: specchi, stoffe colorate, coltelli, insomma tutto
ciò che potesse essere oggetto di baratto con delle popolazioni
primitive. Inoltre, l’abbondante selvaggina che incontrarono
fu la principale fonte di autofinanziamento della spedizione:
pelli e pellicce vennero scambiate per ottenere informazioni o
per avere il libero accesso a territori inesplorati.
Nel mio viaggio porterò con me solo un pezzo di plastica,
pochi centimetri esattamente 8 x 5: apparentemente meno preziosa
della tavola d’oro del Gran Kan, ma dovunque la esibirò
mi “sarà fatto tutto ciò di cui bisognerò”.
Non saranno necessarie lettere di credito, monete d’oro
nascoste nella cintura e non dovrò andare a caccia di zibellini
per assicurarmi il passaggio su una nave, mi basterà mostrare
quel rettangolo di plastica: un breve controllo sui veloci e invisibili
fili dell’etere e “dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno” tutto sarà possibile.
Potrò acquistare il necessario e il superfluo, l’essenziale
e il voluttuario senza dovermi spingere nei boschi a sistemare
trappole o sobbarcarmi in estenuanti guardie alle casse colme
di monete d’oro necessarie per il mio vivere.
La civiltà non sempre apporta dei vantaggi, come i più
entusiasticamente sono portati a pensare, ma in questo caso non
c’è altro da dire se non che “neanche il
mago Merlino avrebbe saputo fare di meglio”.
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