Vi sono molti modi per
organizzare una vacanza e altrettanti per rovinarsela!
Se volete andare a New York portando con voi i vostri figli e
avete richiesto all’albergo due stanze con vista su Central
Park, nessuno vi garantirà che la vostra camera non venga
“venduta” se per caso il vostro aereo avrà
fatto ritardo. Passerete una serata a discutere inutilmente, ottenendo
dei tanto educati quanto poco convinti “We are so sorry…”
e delle stanze con vista sul retro.
Nessuno vi assicurerà che la barca che avete prenotato
per andare a pesca nelle Isole di Capo Verde sarà lì
ad attendervi, anche se vi sentite forti della prenotazione che
avete fatto tramite internet, e stampato, e la mostrate minacciosi
a un qualcuno che vi ascolta annoiato.
Lo stesso dicasi se nelle Isole Vergini, accanto al romantico
bungalow scelto guardando le foto che l’accattivante agente
di viaggio vi ha mostrato, è stata sistemata un famiglia
di Detroit con 4 figli (dai due ai dieci anni) con dissenterie
in rigida alternanza.
Allontanarsi dalle familiari mura domestiche è sempre un’incognita
e come tale va affrontata, sapendo che il mondo è pieno
di deserti con sabbia al polistirolo e cammelli a gettone, finti
sciamani e taroccate danze berbere.
Confesso di essere un pignolo, un maniaco del “ditemi a
che ora tramonta il sole”, ma le responsabili del settore
viaggi di una “nota carta di credito” hanno imparato
a sopportarmi e, dalla Baja California all’India, dalla
Nuova Zelanda al Laos, hanno sempre evitato che il sogno diventasse
incubo. So che quando mi muovo non sono una fugace apparizione
che l’avido albergatore del posto non vedrà mai più:
ed è per questo lascio sempre in bella evidenza il bag
tag, che oltre a dare una certa sicurezza incute un generalizzato
senso di timore.
Io disegno, come ho già detto, il mio viaggio sin nei minimi
particolari, poi passo tutto all’ufficio viaggi della “nota
carta di credito”, e quando vedo i fogli sparire magicamente
nel fax, so che da quel momento si metterà in moto qualcosa
che da Capo Horn sino alla Kamchatka comunque darà delle
risposte. E anche se tutto non sarà così semplice
(perché i miei viaggi non sono semplici), sino al giorno
della mia partenza sarò costantemente informato dalla voce
di quella fisicamente sconosciuta signora o signorina, che dialoga
con me sino a diventare una parte essenziale della mia giornata.
Strada facendo si viene a creare uno strano legame, una sorta
di complicità che risolve l’irrisolvibile, trovando
un passaggio su un rompighiaccio piuttosto che su una baleniera.
L’impossibile non è mai tale, al massimo diviene
improbabile. Il mio viaggio quindi diventa anche il viaggio di
quella voce, dietro cui percepisco la presenza di un mondo su
cui “non tramonta mai il sole”. Ci sono molti modi
per viaggiare e ognuno ha il suo, che reputa perfetto, quindi
non ho consigli da dare se non quello di evitare di essere un
numero, un viso tra tanti, un rapporto che si chiude quando prima
di partire andrete in banca ad effettuare il bonifico a favore
di chi vi dimenticherà presto… passando oltre.
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