Giro del mondo in tanti giorni!
Un viaggio al ritroso nella storia
E allora io...
…al freddo e con il buio
Perchè soffrire?
Lettere da... intorno al mondo
Non è un viaggio, ma un’esigenza!
Il giorno in cui Vitus Bering sconfisse John Wayne
La caccia
L’estasi di un consumista e la sindrome dell’eschimese
La valigia
Ditemi a che ora tramonta il sole
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Ma perchè lo sponsor?

Ditemi a che ora tramonta il sole

Vi sono molti modi per organizzare una vacanza e altrettanti per rovinarsela!
Se volete andare a New York portando con voi i vostri figli e avete richiesto all’albergo due stanze con vista su Central Park, nessuno vi garantirà che la vostra camera non venga “venduta” se per caso il vostro aereo avrà fatto ritardo. Passerete una serata a discutere inutilmente, ottenendo dei tanto educati quanto poco convinti “We are so sorry…” e delle stanze con vista sul retro.
Nessuno vi assicurerà che la barca che avete prenotato per andare a pesca nelle Isole di Capo Verde sarà lì ad attendervi, anche se vi sentite forti della prenotazione che avete fatto tramite internet, e stampato, e la mostrate minacciosi a un qualcuno che vi ascolta annoiato.
Lo stesso dicasi se nelle Isole Vergini, accanto al romantico bungalow scelto guardando le foto che l’accattivante agente di viaggio vi ha mostrato, è stata sistemata un famiglia di Detroit con 4 figli (dai due ai dieci anni) con dissenterie in rigida alternanza.
Allontanarsi dalle familiari mura domestiche è sempre un’incognita e come tale va affrontata, sapendo che il mondo è pieno di deserti con sabbia al polistirolo e cammelli a gettone, finti sciamani e taroccate danze berbere.
Confesso di essere un pignolo, un maniaco del “ditemi a che ora tramonta il sole”, ma le responsabili del settore viaggi di una “nota carta di credito” hanno imparato a sopportarmi e, dalla Baja California all’India, dalla Nuova Zelanda al Laos, hanno sempre evitato che il sogno diventasse incubo. So che quando mi muovo non sono una fugace apparizione che l’avido albergatore del posto non vedrà mai più: ed è per questo lascio sempre in bella evidenza il bag tag, che oltre a dare una certa sicurezza incute un generalizzato senso di timore.
Io disegno, come ho già detto, il mio viaggio sin nei minimi particolari, poi passo tutto all’ufficio viaggi della “nota carta di credito”, e quando vedo i fogli sparire magicamente nel fax, so che da quel momento si metterà in moto qualcosa che da Capo Horn sino alla Kamchatka comunque darà delle risposte. E anche se tutto non sarà così semplice (perché i miei viaggi non sono semplici), sino al giorno della mia partenza sarò costantemente informato dalla voce di quella fisicamente sconosciuta signora o signorina, che dialoga con me sino a diventare una parte essenziale della mia giornata. Strada facendo si viene a creare uno strano legame, una sorta di complicità che risolve l’irrisolvibile, trovando un passaggio su un rompighiaccio piuttosto che su una baleniera. L’impossibile non è mai tale, al massimo diviene improbabile. Il mio viaggio quindi diventa anche il viaggio di quella voce, dietro cui percepisco la presenza di un mondo su cui “non tramonta mai il sole”. Ci sono molti modi per viaggiare e ognuno ha il suo, che reputa perfetto, quindi non ho consigli da dare se non quello di evitare di essere un numero, un viso tra tanti, un rapporto che si chiude quando prima di partire andrete in banca ad effettuare il bonifico a favore di chi vi dimenticherà presto… passando oltre.