Colori, mercanti e viaggiatori
Torshavn, Isole Faroe 21/04/2007
Padre e figli
Reykjavik 10/04/2007
Uomini e cose
New York 06/04/2007
Lettera all’Europa, lettera dall’Europa
Milwaukee 31/03/2007
Fuga da Fargo
Fargo 30/03/2007
I necessari cattivi della storia
Miles City 22/03/2007
Cose dell’altro mondo!
Missoula 19/03/2007
Tutto è bene quel che finisce male
Moses Lake 14/03/2007
Gunga e Din
Vancouver 13/03/2007
Ricordi senza rimpianti
Vancouver 09/03/2007
Lettere dal golfo
Jeneau 05/03/2007
Il tappo di Bering
Anchorage 25/02/2007
Quelli del mondo come allora
Petropavlovsk 21/02/2007
Arrivederci - Dasvidania
Vladivostok 18/02/2007
Lost
Lhasa 10/02/2007
Ti ricordi di Ciu Ciu Mpai?
Pechino 06/02/2007
Mission impossible
Ulan Bator 02/02/2007
Una giornata particolare
Irkutsk 26/01/2007
Pizza connection
Ekaterimburg 21/01/2007
In viaggio con la zia
Alanaesk 20/01/2007
Una pallottola spuntata
Mosca 17/01/2007
Irina è andata via
San Pietroburgo 14/01/2007
Copenaghen: Wonderful?
Copenhagen 11/01/2007

 

Fuga da Fargo

Fargo, 25 Marzo 2007

Cara Stefania,
il cinema ci ha abituato che la realtà è una semplice variabile impazzita di un mondo dove la si distorce e la si contraddice adattandola alle più diverse esigenze: budget dei produttori, capricci e gelosie di attori, fantasie di sceneggiatori, esigenze dei registi. Quindi se Cristoforo Colombo nelle varie edizioni della storia della sua scoperta è stato fatto passare da alcuni come un mistico visionario, da altri come un sordido calcolatore e da altri ancora come un fortunato avventuriero non credo sia lecito meravigliarsi più di tanto: ed anche su l’esattezza del posto dov’è sbarcato oramai chi ci fa più caso!

La strada principale è una disordinata serie di semafori e da qualsiasi parte tu decida di voltare il risultato sarà sempre lo stesso: ti ritroverai in un immenso parcheggio di una di queste “cattedrali del fai da te”, del “Tutto per la vostra auto”, “Stufe e cucine”, “Quello che non avete ma che dovete avere” che si allungano senza vergogna sino alle periferie opposte.
Ho passata una intera giornata a cercare dove fossero nascosti quelle strade del film dove la gente si saluta senza doverle attraversare ed i loro personaggi sono distrattamente assorti nella ritualità quotidiana: ho provato anche a fermarmi in un concessionario di auto dove ho dovuto faticare non poco a liberarmi di uno smilzo signore dall’aria truffaldina che voleva ad ogni costo convincermi a cambiare la mia auto con una più grande…

Mi auguro anche che le lavanderie di Minneapolis abbiano prodotti appropriati per toglier quest’odore di pizza–hamburger-patatine-coca cola che non mi ha lasciato un solo minuto.
Un bacio forte a Te e a Matilde, però promettimi che quando diventerà grande e ti dirà che vorrà venire negli Stati Uniti gli leggerai questa lettera.

Papà

 

Minneapolis, 27 Marzo 2007

Distinto signor Francesco de Marzio,
per un misterioso motivo è arrivata nella casella della mia posta elettronica la lettera che lei ha inviato a sua figlia. Credo che questo piacevole disguido sia dovuto all’ aver lasciato memorizzato il mio indirizzo e-mail nel computer nel bussines center dell’albergo dove sia io che lei ci troviamo: poco male visto che oltre a non scrivere nulla di compromettente o imbarazzante, mi trova pienamente d’accordo sul giudizio da lei espresso sulla città di Fargo, anzi considero la sua una cortese descrizione di una realtà molto peggiore di quella che è stata la sua veloce ma intuitiva impressione. Fargo deve la sua fortuna alla ferrovia ed ad un cinico quanto spregiudicato affarismo dei suoi abitanti e ritengo sia meglio non aggiungere altro, lasciando alla sua fantasia di aggiungere qualsivoglia illecita risposta “ai perché e ai come” di quei depositi bancari da capogiro nelle sue così numerose banche.
Il mio nome è Wilfred Gotwin la mia professione è avvocato penalista:

Qui però ho mosso i primi incerti passi della mia carriera difendendo con un altalenante successo ladruncoli, prostitute e altra robetta di poco conto, poi finalmente è arrivato il primo omicidio: si trattava di un signore che tornando a casa trovando la moglie non “convenientemente” appartata con il solito vicino nullafacente e di bell’aspetto, ha pensato bene di andare a prendere la motosega nella legnaia con la quale ha trinciato come fossero dei tacchini il Giorno del Ringraziamento il drudo e la consorte, sotterrandone poi malamente i pezzi nel giardino.
Se vogliamo si trattava di un “classico senza speranza” ma le testimonianze, lo stato d’ira , la grave provocazione, il talamo nuziale violato, i soliti cavilli di cui è infarcito il nostro sistema giudiziario e dulcis in fundo una giuria popolare di quelle di una volta e che non se ne trovano più purtroppo, mi ha consentito di uscire vincitore da una corsa che mi vedeva perdente in partenza.


Ed ecco che ci sono ricaduto le ho parlato della mia personale esperienza, della Minneapolis a cui debbo tanto e non le ho parlato d’altro: mi rendo conto di essere stato un Virgilio che ha saputo solo accompagnarla nei gironi dell’Inferno e non invece lungo i viali della speranza del Purgatorio o nei giardini della beatitudine del Paradiso.
Cestini questa mia lettera, la nasconda tra le cose senza valore, l’annulli con una semplice pressione su di un tasto del computer: domani quando sicuramente la lavanderia dell’albergo le riconsegnerà i suoi abiti senza “l’odore di Fargo” e un buon sonno le avrà fatto dimenticare i richiami degli imbonitori e quegli insopportabili demenziali squittii delle acquirenti, esca dall’albergo e si faccia rapire da Minneapolis e non dia retta al racconto nostalgico di un vecchio signore che della città conosce solo le aule dei tribunali e le celle delle prigioni.

Con i miei più distinti ossequi
Wilfred Gotwin