DUNE
Non credo che a nessuno dei due interessi ricordare quando si sono incontrati certamente è stato molto tempo fa, per intenderci in anni lontani quando per corteggiare una ragazza si andava dal fioraio e non dal ferramenta.
Sono poi diventati amici, alcuni dicono per scelta altri invece sostengono senza che se ne accorgessero, un giorno la cui data hanno dimenticato di annotarla nelle pagine della disordinata agenda delle rispettive vite. Nella loro amicizia con pochi “ma” una spruzzata di “se” ed una giusta dose di “comunque”, non c’è mai stato posto per le partite doppie del “dare e l’avere” o per la contabilità degli affetti, bensì è un’intesa condita con ingredienti difficilmente reperibili nei frettolosi e superficiali banconi degli odierni supermarket delle conoscenze.
Si vogliono bene senza esserselo mai detto e si sopportano dicendoselo quotidianamente, autorizzati da quella complicità che impone che tutto va detto oggi e subito, lasciando la verifica del torto o della ragione non all’inflessibile tribunale speciale del rancore ma al paziente giudice di pace dell’indulgenza.
Con l’incosciente entusiasmo che li accomuna si sono gettati in un impresa senza che nessuno dei due sapesse nulla della materia, ed è proprio il fatto di “non essere del mestiere” ha fatto si che Dune non sia solo un ristorante dove si mangia bene spendendo meno del giusto, ma un posto particolare dove non si va più o meno frequentemente per gustare gli affettati spagnoli, gli gnocchi al gorgonzola e pere o la carne del filetto Dune (e tant’altro ancora), bensì lo si frequenta con l’assiduità di un circolo esclusivo dove la ritualità esalta e meraviglia sempre, mentre lo sbadiglio viene lasciato ad aspettare invano il suo turno sul marciapiede fuori dal locale.
Naturalmente in un posto non comune anche i camerieri si differenziano. Infatti credo sia riduttivo definirli “camerieri”:dietro richiesta discretamente vi daranno pareri su l’ultimo concerto di Vasco Rossi e dei Rolling Stones, o consiglieranno dove andare ad ascoltare del buon jazz o preziose informazioni sulla prossima stagione teatrale.
Ho preso come abitudine quella di arrivare con largo anticipo rispetto all’orario a cui ho dato appuntamento,così tanto per gustarmi quella atmosfera da bottega d’artigiano dove i lavoranti arrivano alla spicciolata raccontandosi qualcosa di mai banale o ascoltando se si ha voglia di raccontare.
Quando mi è stato chiesto di fare delle foto di Roma per il Dune l’ho fatto volentieri e senza richiedere alcun compenso, considerandolo come un insignificante contributo riparatorio per tutte le volte che alle undici di mattina o alle sei del pomeriggio, trovandomi a passare “per caso” da quelle parti, ho pranzato o cenato gratuitamente con Claudio e Piero prima di tuffarmi con loro in conversazioni serie, semiserie o piacevolmente cialtronesche, perché la vita è una cosa seria a patto di non prenderla seriamente.
Francesco de Marzio